Francesco Giappichini

Archive for the ‘CULTURA’ Category

Unesco, patrimoni Vietnam – 2

In CULTURA on 27 ottobre 2012 at 00:10

Un altro luogo simbolo del Vietnam – al contempo Patrimonio dell’umanitá – é la Baia di Ha Long, letteralmente la «Baia del dragone che discende». Secondo quanto riporta il portale dell’agenza di viaggi Asiatica travel, risulta «formata da migliaia di faraglioni calcarei che si innalzano dal mare per creare uno spettacolo naturale unico al mondo. Molte di queste isolette nascondono suggestive grotte e mare calmo e smeraldino. La leggenda vuole che la Baia di Ha Long sia stata creata da un gigantesco drago dalla coda serpeggiante».

La Baia di Ha Long

 

 

 

 

 

 

In questa sede vogliamo peró richiamare l’attenzione su di una meta (Patrimono dell’umanitá) tanto conosciuta dai viaggiatori internazionali, quanto trascurata nel nostro Paese: il Centro storico della cittá di Hoi An, sulla costa centrale vietnamita. La cosiddetta Cittá vecchia, ricchissima di siti storici, tutti meritevoli di una visita, é molto attrezzata per ricevere il continuo e imponente flusso dei backpacker, cioé i viaggiarori (che quasi mai sono italiani) con zaino e sacco a pelo.

Da visitare soprattutto il Tempio Quan Kong dell’inizio del XVII secolo, e il Ponte coperto giapponese, che cosí viene descitto sul portale Hoteltravel.com: «Si crede che la comunità dei mercanti giapponesi abbia costruito questo bellissimo ponte coperto nel 1600. Il ponte è diventato l’immagine principale di Hoi An e il soggetto di innumerevoli fotografie».

(Francesco Giappichini)

Unesco, patrimoni Vietnam

In CULTURA on 26 ottobre 2012 at 00:10

In Vietnam sono presenti 7 Beni protetti dall’Unesco (United nations educational, scientific and cultural organization) come patrimoni dell’umanitá. Premesso che in questa sede é impossible estendere l’analisi ai Patrimoni orali e immateriali dell’umanitá – che pure nel Paese asiatico non mancano, facciamo solo l’esempio del nhã nhạc, la musica vietnamita di corte – iniziamo con l’elenco di queste meraviglie. Il primo bene a essere riconosciuto dall’Organizzazione delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura fu, nel 1993, il Complesso dei monumenti di Hué.

L’ingresso della Cittadella di Hué

 

 

 

 

 

 

Seguí, l’anno successivo, la Baia di Ha Long – che é anche stata scelta come una delle Nuove sette meraviglie del mondo naturali – e nel 1999 l’Antica città di Hoi An ed il Santuario di Mỹ Sơn. Il Parco nazionale di Phong Nha-Ke Bang é stato invece inserito nella prestigiosa lista nel 2003, seguito dalla Città imperiale di Thang Long-Hanoi nel 2010, e dalla Cittadella della dinastia Ho nell’anno seguente. Secondo quanto scrive Alberto Moreno sul sito Minube, «la Cittadella di Hué è forse il monumento storico più grande e importante del Vietnam. Si tratta d’uno spazio racchiuso da mura, al cui interno si trova la Città Imperiale da cui governarono gli imperatori della Dinastia Nguyen tra il 1802 e il 1945.

Il perimetro delle mura è di 10 km, ed è circondata da un fossato a zig zag largo 30 metri». (Continua).

(Francesco Giappichini)

Libri, classici della dissidenza

In CULTURA on 25 ottobre 2012 at 00:10

«Cinque pani e due pesci. Dalla sofferenza del carcere una gioiosa testimonianza di fede», pubblicato da San Paolo edizioni, é un classico della dissidenza cattolica. Datato 1997, é ancora attuale, tanto che anche settimane fa se ne é parlato in una trasmissione della Rai, dedicata alla Chiesa. In queste pagine il cardinale vietnamita Nguyen Van Thuan François-Xavier, deceduto nel 2002, racconta la propria esperienza prima come arcivescovo di Saigon,  e quindi come prigioniero di coscienza nelle carceri del regime.

La copertina del libro

 

 

 

 

 

 

 

 

Segue un brano tratto dalla presentazione del libro. «”Mi chiamo Francesco Nguyen Van Thuan e sono vietnamita; per 8 anni sono stato vescovo di Nhatrang, nel centro del Viêt Nam; poi Paolo VI mi ha promosso arcivescovo coadiutore di Saigon. Quando sono arrivati i comunisti a Saigon, mi hanno detto che la mia nomina era frutto di un complotto e, tre mesi dopo, mi hanno arrestato: era il giorno dell’Assunzione della Beata Vergine, 15 agosto 1975. Liberato dopo 13 anni, voglio condividere con voi le mie esperienze: come ho incontrato Gesù in ogni momento della mia esistenza quotidiana».

«L’autore», si legge sulle pagine web relative al suo libro, «è stato invitato da Giovanni Paolo II a parlare ai giovani in occasione dell’incontro mondiale a Parigi nell’agosto ’97. La sua vita è stata molto travagliata: arcivescovo di Saigon è stato incarcerato dal governo comunista per ben 13 anni».

(Francesco Giappichini)

Fiabe dal Vietnam

In CULTURA on 20 ottobre 2012 at 00:10

In rete si legge che il libro non é piú disponibile, ma chissá che, qualora giungessero molte richieste, la Edizioni Dell’arco non possa decidersi a pubblicare una nuova edizione di Fiabe vietnamite, opera scritta nel 2006 a quattro mani da Sara Rezoagli e Piergiorgio Siena (le llustrazioni sono di Davide Danti). A seguire riportiamo la presentazione. «Dalla fiaba al mito, dalla favola alla leggenda, dal semplice bozzetto al ciclo narrativo imperniato su un personaggio emblematico.

La copertina del libro “Fiabe vietnamite. Dee, mostri, furbi ed eroi del Mekong”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa raccolta di racconti vietnamiti si narra di cielo e terra, di sconvolgimenti naturali, di dee immortali che si innamorano di uomini mortali, di animali parlanti, di re saggi, di uomini e donne nella quotidianetà dei loro pregi e difetti». Gli autori dedicano anche un interesssante capitolo dedicato a «Cultura e società» del Viet Nam, necessario per contestualizzare queste leggiadre favole. Ne segue un brano. «A causa della sua posizione geografica e della sua storia, il Vietnam ha conosciuto influssi culturali molteplici.

Crocevia tra il sudest asiatico e il mondo cinese, patria di cinquantaquattro etnie giunte attraverso i secoli da diverse aree dell’Asia, sottoposto all’influenza del colonialismo francese, poi della cultura statunitense e di quella sovietica, il Vietnam ha saputo assorbire elementi da ogni contatto, senza mai perdere i propri tratti autoctoni, ricchi e raffinati».

(Francesco Giappichini)

Come «cinguettio degli uccelli» – 2

In CULTURA on 19 ottobre 2012 at 00:10

Segue l’analisi della lingua vietnamita e dell’impresa d’Alexandre de Rhodes: ecco un brano del website Pianeta Luca. «Nel XVII sec., intanto, iniziano a sbarcare in Việt Nam i primi occidentali, tra cui i portoghesi Gáspar de Amaral ed Antoine de Barbosa, che iniziano a cercare di rendere più accessibile alle masse i testi sacri. Successivamente, Alexandre de Rhodes (1591-1660) perfeziona questa tecnica, dando origine al cosiddetto quốc ngử  (“scrittura nazionale”), un alfabeto latino abbastanza complesso, con accenti e toni.

Una grammatica vietnamita per francesi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo nuovo metodo di scrittura, sicuramente molto più leggibile del cinese o del suo derivato (sinovietnamita), pian piano prese piede ed esplose quando, nel 1910, un decreto francese lo impose come unica lingua riconosciuta nella scrittura di documenti ufficiali. Tra il 1954 ed il 1974, questo alfabeto venne sottoposto a revisioni ed il risultato finale è il Vietnamita attuale. L’alfabeto moderno si compone dei 26 caratteri inglesi, cui vanno tolte le lettere j, w e z (usate solo per trascrivere parole straniere), e cui vanno aggiunte le seguenti lettere: ă, â, đ, ê, ô, ơ, ư.

Il Vietnamita, come il cinese, il giapponese, il tailandese e numerose altre lingue asiatiche, è tonale, e quindi servivano dei simboli per rappresentare i 6 diversi toni: l’accento grave (`), l’accento acuto (´), la tilde (˜), un semi punto interrogativo (̉  ), un puntino (.)».

(Francesco Giappichini)

Come «cinguettio degli uccelli»

In CULTURA on 18 ottobre 2012 at 00:10

Quando il gesuita francese Alexandre de Rhodes, nella prima metá del Seicento, giunse in Cocincina, rimase sorpreso dall’incomprensibilitá dell’idioma vietnamita – che all’epoca si scriveva in caratteri cinesi e altri ideogrammi – e lo paragonó al «cinguettio degli uccelli». Ma non si perse d’animo: in 6 mesi imparó questa lingua, tonale e dall’andamento sillabico, e poi si dedicó alla trascrizione in caratteri latini delle parole locali. Nacque cosí il quoc ngu – l’alfabeto fonetico in  caratteri latini usato in Vietnam – del cui successo ci parla il testo di Piergiorgio Pescali che piú sotto riportiamo.

Un nón lá (cappello di foglie): il cappello di paglia a cono, simbolo del Vietnam e di “Vietnam report”

 

 

 

 

 

 

Qui basta dire che l’innovazione contribuí a sottrarre il Paese all’influenza cinese, aprendo peró le porte al colonialismo. «Nel 1620 le lotte intestine e di potere decretarono la divisione del Dai Viet: la parte settentrionale fu governata dai Le, quella meridionale dai Nguyen. Fu in questo periodo che arrivò Alexandre de Rhodes (1591-1660), gesuita, che rimase in Vietnam solo 10 anni. In questo breve lasso di tempo rivoluzionò la scrittura vietnamita introducendo l’alfabeto Quoc Ngu, caratteri latini che, per riprendere la fonetica tonale della lingua vietnamita, hanno appositi segni. Con l’introduzione del Quoc Ngu la letteratura vietnamita trovò una propria vitalità e si sganciò da quella cinese.

Inoltre l’alfabeto sviluppò una nuovo senso di nazionalismo». (Continua).

(Francesco Giappichini)

Vietnam, un’associazione

In CULTURA on 13 ottobre 2012 at 00:10

Presentiamo l’Associazione Dialoghi-onlus di Marzabotto (Bologna), molto attiva, specie in passato, sulla tratta Italia-Vietnam, nel favorire i rapporti culturali tra i due Paesi, e attivitá di beneficienza. Secondo quanto recita lo statuto, «favorisce la conoscenza e l’interscambio fra gruppi e popoli diversi; collabora a progetti concreti per la rimozione del disagio sociale, in particolare in Vietnam; crea occasioni di incontro, di approfondimento e di interscambio culturale».

Un’immagine di Confucio

 

 

 

 

 

 

 

 

Interessante la pagina che lo website dell’entitá dedica alla spiritualitá locale e in specie alla «triplice religione». Segue un brano. «Alle radici della religiosità vietnamita sta la percezione della sacralità dell’universo e della vita. Nel Cielo, i vietnamiti venerano i poteri invisibili e i misteri dell’universo. Nella Terra venerano le energie che sostengono la vita. Fra il Cielo e la Terra, e mai separata da loro, c’è la sfera dell’Uomo, che comprende maschi e femmine, antenati e discendenti. Su questo sottofondo antichissimo si sono innestate le grandi religioni storiche. In un mondo che non conosce il dogmatismo e il fanatismo religioso, taoismo, confucianesimo e buddismo si sono combinati fra loro, dando luogo alla “triplice religione”.

Il culto degli antenati, che riveste una grande importanza in Vietnam, risale a epoche molto antiche, antecedenti all’introduzione delle grandi religioni».

(Francesco Giappichini)

Religione, non solo tam gao – 2

In CULTURA on 12 ottobre 2012 at 00:10

Segue la seconda parte del testo che lo website Viaggi in Vietnam dedica alla religione nel Paese asiatico. Da parte nostra puó solo aggiungersi che il culto dei defunti, ma anche gli insegnamenti di Confucio – centrati sul mantenimento d’un armonico ordine sociale – paiono essere decisamente prevalenti rispetto al misticismo tipico del buddismo. Che appare, almeno nei maggiori centri urbani, abbastanza rarefatto. «Sono poi molto praticati da tempo immemore, il culto degli antenati e quello dei “lari”, divinità protettrici della casa e della famiglia (Thanh Hoang).

Hanoi: l’entrata del Tempio Ngoc Son (Tempio della montagna di giada).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In ogni abitazione si trova un altare per il loro culto, nell’area più sacra della casa. I Vietnamiti credono poi che l’anima dei loro defunti, rimane sulla Terra insieme ai suoi discendenti. Da ognuna di queste religioni il popolo vietnamita ha tratto dei tratti caratteristici della sua cultura: il culto degli antenati insegna il dovere di comportarsi bene e restare fedeli ai valori trasmessi dagli avi. Il buddismo ha dato importanza ad alcune virtù essenziali: pazienza, distacco, tolleranza, non violenza e compassione. Dal confucianesimo arriva l’ideale dell’uomo buono che si perfeziona di continuo nel rispetto dell’ordine sociale in cui vive.

Dal Taoismo hanno invece attinto la visione del bene e del male. Il cristianesimo invece portò con sé la dottrina dell’uguaglianza tra gli uomini e dell’amore del prossimo».

(Francesco Giappichini)

Religione, non solo tam gao

In CULTURA on 11 ottobre 2012 at 00:10

Un cenno al fenomeno religioso in Vietnam, dato che da piú parti vengono chiesti chiarimenti sul tam gao, cioé la «triplice religione». (Anche se l’unica delle tre componenti ad essere definibile una religione é il buddhismo, ndr). Prima di rimandare all’esauriente testo pubblicato sul sito Viaggi in Vietnam, va specificato che i vari filoni del buddhismo locale, compresa l’importante corrente Theravada – dominante soprattutto nel Sudest asiatico – si sono unificati nella Chiesa buddista unita del Vietnam, da qualcuno definita una sorta di «buddhismo di stato».

Il Buddha sorridente

 

 

 

 

 

 

 

Segue la prima parte del testo. «La vita del popolo vietnamita è stata influenzata da quattro grandi religioni e filosofie: il confucianesimo, il taoismo, il buddhismo e il cristianesimo. Nel corso dei secoli, si è venuto a creare un sincretismo tra le prime tre religioni con le credenze popolari cinesi e con l’antica tradizione animista del Paese, formando così il Tam Gao, ossia ‘triplice religione’. La maggioranza dei vietnamiti (più del 70%) si definisce però buddista. La percentuale di cattolici si aggira intorno all’8-10% della popolazione. Il Cattolicesimo fu introdotto nel XVII° sec.

In Vietnam è anche diffuso il Caodismo (circa 2 milioni di fedeli), una setta fondata nel 1926 e che combina insieme i principi filosofici e religiosi sia orientali che occidentali ed il cui fondatore fu Ngo Minh Chieu». (Continua).

(Francesco Giappichini)

Un italiano in Vietnam – 2

In CULTURA on 8 ottobre 2012 at 00:10

Prima di riportare un nuovo brano del pezzo, segnaliamo il link del sito personale dell’autore, l’imprenditore italiano in Vietnam, Paul Asia Valenti. «Dopo una mezza vita di lavoro e viaggi, oltreché di viaggi e lavoro, nel 1995 sono approdato in quel del Vietnam, confine ultimo dell’intangibile logica orientale, dove ho avviato alcune attività in proprio, nel campo della ristoirazione, consueta zattera di sopravvivenza per italici in cerca di fortuna o in fuga da se stessi…

Un’immagine tratta dal sito dell’autore

 

 

 

 

 

 

[…] Lungo un viaggio inatteso attraverso il Vietnam di ieri e di oggi, cerco di cogliere i vari aspetti più o meno ironici di quella condizione di emigrante dell’inconsueto a cui appartengo, sondando tra i risvolti del patrimonio umano e culturale che mi circonda, all’interno di dinamiche a volte incomprensibili e decisamente affascinanti. […] Inoltre, chissà che  queste mie riflessioni, alleggerite da sana ironia, possano essere di ispirazione per tutta quella moltitudine di aspiranti fuggiaschi in cerca d’esilio, oggi forzatamente vincolati alle logiche della crisi economica e morale italiana.

Chissà che non possa ispirare loro una via d’uscita da quella melanconica e monotona esistenza all’ombra del quotidiano vivere, melanconia e monotonia che ho avuto modo di conoscere molto bene… Del resto, la vita è troppo breve, oppure è troppo lunga, perché ci si possa concedere il lusso di viverla male…».

(Francesco Giappichini)